Peperoncino: semina, coltivazione e raccolta

Peperoncino: semina, coltivazione e raccolta

Alcuni lo amano talmente tanto da combinarlo con diversi piatti o preparazioni, dalla pasta alla carne, il peperoncino rappresenta un tipo di condimento molto apprezzato da diverse persone. Generalmente esso viene utilizzato per insaporire soprattutto grigliate o salse, tuttavia, come detto, spesso viene mangiato (fresco o essiccato) con pasta o altre pietanze. Un numero minore di soggetti addirittura riesce a mangiare il peperoncino piccante, nonostante vi sia un elevato livello di piccantezza rispetto a quelli più tradizionali.

L’uso di questa sorta di bacca si sta diffondendo sempre più nel nostro Paese. La pianta del peperoncino non è tuttavia di facile gestione, in quanto attecchisce rapidamente, ma necessita di cure e attenzioni. Cerchiamo di vedere come esso può essere seminato, coltivato e raccolto, tenendo presente che esistono tanti tipi di peperoncino, soprattutto piccante. E partiamo proprio da quest’ultimo aspetto.

Le varietà di peperoncino piccante

Di questi ne esistono tantissimi, provenienti da diverse parti del mondo e suddivisi in base anche ad una scala di piccantezza o Scala di Scoville. Il peperoncino più piccante al mondo è considerato al momento il Carolina Reaper, originario del Sud Carolina (USA) e rappresenta un incrocio tra il celebre Habanero Red ed un Naga Morich del Pakistan. Esso evidenzia un sapore dolce e fruttato, ma è di una piccantezza straordinaria.

Ad un livello leggermente inferiore sulla Scala di Scoville si trova invece il Trinidad Scorpion Moruga, originario del Centroamerica, ma sviluppato successivamente in Australia. Esso viene utilizzato in particolare per la preparazione di salse piccanti. Poi abbiamo anche il Bhut Jolokia (denominato anche Ghost Pepper), proveniente dall’India e che presenta anch’esso un sapore dolce e fruttato. Utilizzato poco in cucina, soprattutto per aromatizzare olii e salse.

Questi sono considerati le tipologie più piccanti, tuttavia anche il peperoncino messicano o il peperoncino calabrese (in misura minore) evidenziano un buon livello di piccantezza. Adesso vediamo comunque come poter seminare, coltivare e raccogliere questo prodotto così apprezzato.

Quando è possibile la semina

In generale, non esiste un periodo ideale per la semina del peperoncino, in quanto molto dipende dalle condizioni climatiche e dal luogo in cui essa avviene. Nel nostro Paese, va da Marzo a Maggio, quando indicativamente la temperatura minima comunque non scende al di sotto dei 15°C. Questo fa comprendere come essa avvenga solitamente in tarda primavera nel Nord Italia, mentre nelle zone meridionali si può effettuare già verso Aprile. Quando si semina il peperoncino, comunque, si dovrà fare attenzione a tanti fattori per riuscire ad ottenere un buon prodotto finale, come scopriremo. In genere, la tecnica usata per fare quest’operazione è quella dell’interramento del seme. Alcuni utilizzano come contenitore iniziale un bicchiere di plastica, tuttavia è consigliabile un vasetto di coccio.

Come coltivare al meglio questo prodotto

La coltivazione del peperoncino dipende, come accennato, da svariati elementi, tra cui il genere di terreno, la sua concimazione ed irrigazione, la luce e la temperatura. In particolare questi ultimi, sono essenziali per riuscire ad ottenere la piccantezza elevata. La temperatura ideale è tra i 20° ed i 30°C. Mai scendere al di sotto dei 10°-12°C, né oltrepassare i 30°C.

A livello di luminosità, invece, la piantina di peperoncino necessita di circa 12 ore di luce al giorno nel periodo della fioritura del peperoncino, che salgono poi a 18 ore in quello della crescita. Tale quota oraria sarà facile da raggiungere soprattutto nel periodo estivo. Il genere di terreno ideale per il peperoncino è quello che contiene almeno un 50% di sabbia, un modesto contenuto di argilla e svariati nutrimenti e deve evidenziare un Ph leggermente acido, tra il 4,5 ed il 6,5. Importante è poi evitare la presenza ristagni d’acqua all’interno di esso.

La pianta del peperoncino è molto sensibile ad un eventuale stress idrico. Infatti, i ristagni d’acqua oppure, viceversa, la sua insufficienza tendono a danneggiare la pianta ed il suo raccolto. Con alte temperature, il terriccio tende a seccarsi e solidificarsi, quindi è importante rompere tale crosta, smuovere il terreno e annaffiarlo a fine giornata. L’irrigazione difatti non deve essere eccessiva o frequente né modesta.

Il concime per il peperoncino può essere sia di tipo naturale, come il letame ad esempio (tuttavia esso richiede una certa esperienza nel suo uso), e sia di quelli industriali, acquistabili in negozi specializzati (adatti maggiormente a coloro che abbiano minore esperienza di coltivazione), ma di cui si devono seguire attentamente le indicazioni d’uso.

La raccolta finale

Le diverse varietà di peperoncini tendono a maturare in maniera differente l’una dall’altra. Il genere Capsicum Annuum (quello Calabrese ad esempio) tra i 35 ed i 40 giorni, mentre tra i 40 ed i 45 per il Capsicum Chinense (quali Habanero e Carolina Reaper).

Per conoscere il momento giusto della raccolta del peperoncino si deve prestare attenzione generalmente a colore (l’intensità di esso deve essere massimo e uniforme su tutto il prodotto), morbidezza (deve presentarsi morbido ma non mollo) e l’analisi interna (esso non deve evidenziare sfumature verdognole). Soddisfatti questi tre fattori, allora si potrà procedere alla raccolta.

Concimazione del peperoncino

Per la concimazione del peperoncino è possibile optare per prodotti biologici, soprattutto nel caso in cui si desidera consumarne i frutti. Tra i prodotti maggiormente indicati per la concimazione dei peperoncini vi sono Mister Plants BIO e Day-Horto.

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